Rapporto ISPRA–SNPA: il consumo del suolo rallenta, ma non si ferma. Italia lontana dagli obbiettivi europei
23-09-2019 09:56 - News Generiche
In un anno si consumano 24 metri quadri di suolo cittadino per ogni ettaro di area verde: aumenta lo spreco di suolo soprattutto all'interno delle città italiane. In totale, quasi la metà della perdita di suolo nazionale nell'ultimo anno si concentra nelle aree urbane: il 15% in quelle centrali e limitrofe, il 32% nelle fasce periferiche. La cementificazione avanza soprattutto nelle aree già molto compromesse, come le grandi città (fa eccezione Torino): il valore è 10 volte maggiore rispetto alle zone meno consumate. Il fenomeno non procede di pari passo con la crescita demografica. Sono alcuni dati del Rapporto ISPRA - SNPA (Istituto Nazionale per la Protezione dell'Ambiente - Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) 2019 sul consumo di suolo in Italia, presentato a Roma in Senato.
Fonte: Ufficio stampa
Il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l'aumento delle temperature: la maggiore presenza di superfici artificiali incrementa l'intensità delle “isole di calore”. La differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori ai 2 gradi nelle città più grandi. A livello generale, sono stati registrati altri 51 chilometri quadrati di superficie artificiale solo nel 2018: in media 14 ettari al giorno, 2 metri quadrati ogni secondo. Il consumo di suolo, non sempre abusivo, cresce incredibilmente anche nelle aree protette (+108 ettari nell'ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari). Pur essendo rallentata l' “urbanizzazione selvaggia”, la media è ancora molto lontana dagli obbiettivi europei, che prevedono l'azzeramento del consumo di suolo netto (la differenza tra consumo di suolo ed aumento di superfici naturali).
Roma è il comune italiano con la maggiore trasformazione: 75 ettari. Il Veneto è la regione con gli incrementi maggiori (+923 ettari), seguita da Lombardia (+633 ettari), Puglia (+425 ettari). Rapportato alla popolazione residente, il valore più alto si riscontra in Basilicata (+2,80 m2/ab). Il consumo di suolo cresce incredibilmente anche nelle aree protette (+108 ettari nell'ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari).
“Di fronte a questi dati – insiste il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi – è urgente che la legge contro il consumo del suolo riprenda un positivo iter parlamentare.”
Negli ultimi sei anni, l'Italia ha perso superfici in grado di produrre 3 milioni di quintali di prodotti agricoli e 20.000 quintali di prodotti legnosi, nonché di assicurare lo stoccaggio di 2 milioni di tonnellate di carbonio e l'infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia, che ora, scorrendo in superficie, aggravano il rischio idrogeologico, depauperando la potenziale ricarica delle falde idriche nel sottosuolo.
Ciò incrementa anche il rischio desertificazione, che è ritenuto in atto, quando la sostanza organica presente nel suolo è inferiore all'1%, mentre generalmente arriva fino al 4% grazie al ciclo biologico dei vegetali, che necessitano, però, di 500 chilogrammi d'acqua per produrre un chilo di sostanza organica. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) indica che le aree a rischio desertificazione in Sicilia sono ormai il 70%, nel Molise il 58%, in Puglia il 57%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30% ed il 50% dei suoli disponibili.
Il recente consumo di suolo produce un danno economico potenziale tra i 2 e i 3 miliardi di euro all'anno, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo.
Una prima stima delle aree minacciate è stata realizzata dall'ISPRA: dal 2012 al 2018, le aree dove il livello di degrado è aumentato coprono 800 chilometri quadrati, cui vanno aggiunti 10.000 chilometri quadrati con quelle con forme di degrado più limitate.
Fonte: Ufficio stampa